martedì 13 maggio 2008

the widht of a circle

Coordinate: ultimo disco degli Afterhours, seconda traccia, ‘E’ solo febbre’, 2 minuti e 12 secondi. No, non è solo febbre. Lucidità ed ebbrezza. Grande stile, diceva qualcuno.
Rock, orchestrazione dodecafonica, trattamento elettrico, scomposizione ritmica, poesia. Tutto ordinato a tracciare una traiettoria che fa piombare nel bel mezzo della canzonetta italiana di facile consumo le estreme possibilità espressive della – pardon – pop music.
Nell’aura di ‘E’ solo febbre’ c’è l’assimilazione di una buona parte del novecento musicale; e c’è la fredda demarcazione di una nuova ipotesi costruttiva per la canzone d’autore italiana. Esagero? Forse, ma fa niente.
Di sicuro a Manuel Agnelli l’anno bisestile porta consigli e rivoluzioni. ‘Hai paura del buio’, seconda traccia, '1.9.9.6'.: ‘gli architetti sono qua / hanno in mano la città / Cambia rotta cambia stile / scopri l’anno bisestile’. 2008, ‘E’ solo febbre’: ‘cambiare stile falciando teste / cambiare amore cambiare veste / tradire tutti per non star solo / qualsiasi cosa se piacerà’.
Ripeto: grande stile. ‘Essere razionali mentre ti gira la testa’.



domenica 11 maggio 2008

paper cuts

Mi fido della Sub Pop? Si, mi fido. E’ una questione genetica. E’ irrazionalità. E’ Love Buzz\Big Cheese spedito via posta nel novembre 1988 in tutta l'america reganiana. E’ una compilation del 1986 con Steve Albini, Sonic Youth, Skinny Puppy e può bastare così. E’ il ricordo di una Seattle oggi scomparsa e sepolta.
L’ultimo prodotto della Sub Pop è ‘Nouns’, del duo noise californiano ‘No Age’. Dean Spunt voce e batteria, Randy Randall alla chitarra. Ed i White Stripes diventano una tranquilla e borghese coppia di dandy che cerca la migliore miscela di tè in commercio.
Niente costruzioni in provetta, niente lungaggini burocratiche. 30 minuti 30 essenziali e rumorosi. I ‘No Age’ sembrano una tempesta elettrica che si abbatte sui Pixies, somigliano alle notti alcoliche degli Husker Du.
‘Brain Burner’, ‘Miner’, ‘Eraser’, ‘Things i did when i was dead’, restano appiccicate addosso, rendendo la patina musicale in cui siamo immersi del tutto insopportabile. Per fortuna.

giovedì 8 maggio 2008

hallo spaceboy

Manolo Benvenuti, 2006, portacd

Oggi nella sezione ‘Spettacoli’ di molti quotidiani toccava ai Coldplay. Da Repubblica al Manifesto, passando per il trafiletto del Corriere delle Sera, è stato tutto un lodare e celebrare Martin & Co. per il loro ‘Viva la Vida or Death and All His Friends. A ragione? Non so, ho ascoltato – come tutti - 'Violet Hill', e mi piace l’attitudine, mi piace l’ingresso della chitarra, l’uscita dal ritornello, mi piace Martin che canta a miglia di distanza dalla pur vicinissima sezione ritmica. Uno spaesamento coinvolgente. Luoghi già visti, certo, ma che è bello rivedere. Soprattutto se il contraltare è la caramellosa signora Ciccone ed i suoi baci saffici. Violet Hill è trascinante. Eppure qualcosa la paralizza, la cristallizza. Sotto la superficie sembra muoversi in tutt’altra dimensione qualcos’altro, uno sfondo quasi impercettibile. Che sublima i Coldplay, li traduce in altre zone.
Difficile aspettarsi qualcosa di diverso da Brian ‘re Mida’ Eno. Ciò che produce diventa la patina elettrica che non riesci a toglierti di dosso. Talking Heads, U2, Bowie, Laurie Anderson, Paul Simon. O meglio: Remain in Light, The Joshua Tree, Achtung Baby, Heroes, 1.Outside, Bright Red, Surprise. Meglio spegnere il cervello e chiudere gli occhi.
Su 'Spare Rib', 1974, Eno scriveva recensendo il suo ‘Here Come the Warm Jets’: ‘I concetti che più mi interessano sono quelli che si rivolgono al mio intuito e restano un mistero per il mio intelletto […] mi piace lavorare con strutture semplici, perché sono trasparenti; paragonabili forse alla quadrettatura di un foglio di carta millimetrata che serve come contenitore, punto di riferimento, sistema per quella che è l’informazione davvero importante'.
Blank Brian.

mercoledì 7 maggio 2008

waiting for the sun

Il nuovo ministro per i Beni e le Attività Culturali scrive poesie su Vanity Fair...le dedica alle commesse della Camera dei Deputati...perfarsidelmale

martedì 6 maggio 2008

paradise now

Un momento di 'Conversione di un cavallo'.



Tableaux Vivants. Living Picture. Quadri rappresentati come una piéce teatrale. A Napoli il 10 maggio la compagnia Malatheatre ci prova con Caravaggio in ‘La conversione di un cavallo’. Accompagnando lo spettatore attraverso il processo di sublimazione della luce del genio di Bergamo. Si farà in strada, Via dei Tribunali.
Scrivo tableaux vivants e penso a Pasolini, alla 'Deposizione' del Pontorno rifatta in ‘La ricotta’, l’anno di Kennedy morto sulle note di ‘I saw her standing there’. La cinepresa, microscopio per l’arte e per la vita.
Scrivo living picture e penso al Living Theatre di Julian Beck, al ‘Not in my name’. L’arte in strada come una benedizione a sovvertire il buon costume. ‘Spread ourselves accross the public’s table like platters at a banquet’.
Musica, corpi danzanti, opere. Non costrette in musei, auditorium, teatri. Artisti che vengono arrestati perché non controllabili, puniti perché si sottraggono ad ogni forma di sorveglianza. L’arte che non chiede permesso.
30 gennaio 1969, da qualche parte vicino Piccadilly Circus

lunedì 5 maggio 2008

ghost track

Le insegne luminose attirano gli allocchi. Giovanni Lindo Ferretti in ‘Tu menti’, anno del signore 1987. I CCCP di ‘Socialismo e Barbarie’, l’invettiva punkemiliana contro il craxismo imperante. Contro l’italietta edonistica, tutta sorrisi e benessere, tutta luci al neon, patinata e levigata. Il paese coraggiosamente ipocrita e trasformista che con fare machiavellico, guardava e passava su tutte le forme più o meno occulte di gestione del potere.
‘Non fai niente di male, niente di ciò che credi, non sai quello che vuoi, non riuscirai ad averlo. Niente è gratis, niente è a posto. Le insegne luminose attirano gli allocchi’. Stacco iniziale di batteria e poi subito in media res, secondo l’urgenza tipica del punk, il no-future che abolisce ogni velleità barocca. Qui ed ora, ripetizione, il perseverante ed insensato girotondo della strofa, con gli accordi che si mordono la coda. Poi altro stacco ed il ritornello: ‘Eri così carino’, il sorriso cinico di chi svela in un sol colpo le ipocrisie dei perbenisti e dei fantocci rivoluzionari e dinamitardi.
Nel 2008 i CCCP non ci sono più. E non c’è più neanche quel Giovanni Lindo Ferretti, ora a spasso sulle mystic mountain dietro casa sua. Chissà, prima o poi bisognerà fargli visita. Il fare machiavellico, invece è vivo, vegeto e al riparo. E le insegne sono sempre più luminose. In mezzo l’adolescenza, la giovinezza, ed il precariato di tanti bamboccioni.
‘Niente è gratis, niente è a posto’.




20 marzo 1988, CCCP a Doc, Raidue, Rozzemilia - Oh Battagliero - Tu Menti